Il Rifiuto

Conduzione regia: Nicola Benussi

In scena: Bukky Owotutu Daniela Pistore Donald Mbolo Saico Baldè Gana Nguer Bahsiru Djallo Stefano Del Piccolo Daniela Recca Stefania Benedicti Smart Miller Vincent Ndubueze Moussa Shan Preious Osagie Elena Lattanzi Miriam Seppi Alessandro Fraenkl Chiara Bongiorno

Il Rifiuto racconta una contraddizione.
Il Rifiuto è tutto ciò che appartiene alle nostre vite ma che non riteniamo più indispensabile, qualcosa che abbiamo sfruttato e che avanza; diventato inutile decidiamo di liberarcene, di gettarlo.
Il Rifiuto è una presa di posizione, è quello che accade quando decidiamo di non accettare qualcosa e rifiutandola accettiamo in prima persona di fare qualcosa per cambiare la realtà.
Il Rifiuto, una parola che ha un doppio significato. Il doppio, la coppia, Romeo e Giulietta, un amore infranto o un amore che può risorgere dalle sue stesse ceneri come un’Araba Fenice, l’amore e i suoi molteplici aspetti: positivi o negativi, bianchi o neri.
Questo spettacolo che si presenta nella forma dello “studio teatrale”, coinvolge sia giovani richiedenti asilo che semplici cittadini, proponendo un percorso di lavoro creativo che vuole raccontare l’amore e le sue possibilità. L’ispirazione è offerta dalla vicenda di Romeo e Giulietta come archetipi di un amore impossibile ma reso possibile dal suo “Racconto” eterno.
L’amore è tutto, l’amore è niente: dipende dalle condizioni in cui ci si trova ad esistere. Tutti questi giovani che aprono uno sguardo al futuro che cosa possono trovare? Troveranno il Rifiuto imposto da un mondo diverso che non gli appartiene e che non li sa accogliere o troveranno il loro Rifiuto di questo e il desiderio di prendere posizione e ergersi sulle rovine di ciò che li circonda per dichiarare la loro possibilità di esistere come uomini e come donne?
Non sappiamo quale sarà il Rifiuto che prenderà il sopravvento in questo nostro presente, ma restiamo all’erta pronti a cogliere ogni nuova possibilità perché non ci sia una Giulietta in lacrime sul corpo di un Romeo, perché non ci siano labbra serrate che trattengono la rabbia, né corpi avvolti su loro stessi; ma piuttosto bocche traboccanti di parole, di voglia di comunicare, e orecchie pronte ad ascoltare, e mani che possano afferrare e trattenere con forza tutto quello che non dovrebbe scivolare via.